[43] Quando enim me in hunc locum deduxit oratio, docebo meliora me didicisse de colendis dis inmortalibus iure pontificio et more maiorum capedunculis his, quas Numa nobis reliquit, de quibus in illa aureola oratiuncula dicit Laelius, quam rationibus Stoicorum. Si enim vos sequar, dic, quid ei respondeam, qui me sic roget: 'Si di sunt, suntne etiam Nymphae deae? Si Nymphae, Panisci etiam et Satyri; hi autem non sunt; ne Nymphae quidem igitur. At earum templa sunt publice vota et dedicata. Ne ceteri quidem ergo di, quorum templa sunt dedicata. Age porro: Iovem et Neptunum deum numeras; ergo etiam Orcus frater eorum deus, et illi, qui fluere apud inferos dicuntur, Acheron, Cocytus, Pyriphlegethon; tum Charon, tum Cerberus di putandi.
|
43. Poich? siamo venuti a parlare di questo argomento ci tengo a dichiarare che nel culto divino, nel diritto
pontificale e nella nostra tradizione religiosa ho ricevuto migliori insegnamenti da quei vasetti sacrificali che Numa ci
ha lasciati e di cui parla Lelio in quei suo aureo breve discorso, che dalle argomentazioni degli Stoici. A sentir voi che
cosa dovrei rispondere ad uno che mi chiedesse: ? Se sono d?i sono dunque dee
anche le Ninfe? ?.
E' un fatto che se lo sono le Ninfe debbono esserlo anche i Pani e i Satiri: ma poich? costoro non lo sono non
possono esserlo neppure le Ninfe. Eppure sono templi pubblicamente dedicati alle Ninfe. Non saranno quindi d?i
neppure tutti gli altri che posseggono templi loro dedicati. E non basta. Tu annoveri fra gli d?? Giove e Nettuno. Quindi
sar? un dio anche l'Orco in quanto loro fratello nonch? tutti i fiumi che si dice scorrano agli inferi quali l'Acheronte, il
Cocito, il Flegetonte e anche Caronte e Cerbero dovremo considerare alla stregua di divinit
|